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- Scritto da Roberto Pietro Stefani
La malattia parodontale è una malattia infiammatoria che colpisce le strutture di sostegno del dente le quali andando progressivamente in contro a distruzione comprometteranno la stabilità del dente stesso all’interno dell’osso di sostegno .
Si tratta di una malattia molto rappresentata nella popolazione, seppur con livelli di gravità diversi, ed è la causa principale di perdita dei denti stessi.
Una situazione che colpisce sia uomini che donne e che si manifesta perlopiù in età medio avanzata.
Anche in questo caso si tratta di una patologia a lenta progressione che sarebbe meglio intercettare preventivamente che curare successivamente.
Le cause che la determinano sono sia locali che generali. Localmente si tratta dell’accumulo tra i denti di batteri parodonto-patogeni e di residui alimentari che li nutrono. Da un punto di vista generale vanno elencate tutte quelle condizion,i in parte minore genetiche ed in gran parte maggiore ambientali che producono a livello dei tessuti colpiti condizioni di infiammazione eccessive ed incontrollate.
L’approccio terapeutico nei confronti di tale malattia può e deve essere assolutamente naturale vale a dire rispettoso delle regole che la natura suggerisce all’uomo, per poter vivere in maniera sana.
La più naturale di tali norme è quella di eseguire e mantenere una corretta igiene orale quotidiana agendo su tutte le superfici dei denti e in particolar modo negli spazi interdentali. L’obbiettivo è quello di disgregare la placca batterica presente sulle superfici dentali evitando che si stratifichi e che pertanto al suo interno possano trovare comodo alloggiamento e nutrizione i diversi germi della malattia parodontale. L’uso di semplici strumenti meccanici, quelli suggeriti dal proprio odontoiatra, saranno sufficienti, se usati nei modi e nei tempi corretti, a garantire una adeguata igiene orale.
Tale pulizia va comunque controllata e rettificata con degli interventi ambulatoriali mirati di igiene dentale (detartrasi). Il compito di questi interventi non è tanto quello di rendere i denti più puliti e splendenti quanto quello di contribuire a mantenere basso il livello di infiammazione gengivale causa prima della malattia. Essa va eseguita a scadenze che saranno diverse da soggetto a soggetto e che saranno trimestrali, semestrali o a più lunghe a seconda delle condizioni parodontali presenti e dell’abilità da parte del paziente di mantenerle pulite.
Mantenere una dieta sana sia quantitativamente che qualitativamente riducendo l’apporto di proteine e di grassi di origine animale, riducendo il consumo di carboidrati raffinati, aumentando l’apporto naturale di fibre attraverso il consumo ragionato di frutta, verdura e prodotti integrali. Tali norme nutrizionali costituiscono soltanto un semplice suggerimento finalizzato a mantenere più facilmente sotto controllo il PH dei tessuti e quindi le funzioni pro ed anti infiammatorie che avvengono al loro livello.
In tal modo si favorisce un corretto equilibrio funzionale a livello delle mucose dell’apparato digerente di cui quelle orali fanno parte. Uno stato di disbiosi intestinale e orale (disregolazione della flora batterica locale) comporta infatti fenomeni di aumentata permeabiltà delle mucose stesse, con conseguente sovraccarico funzionale dei sistemi di difesa immunitari ivi collocati. Tale sovraccarico determina la sovra produzione di mediatori della infiammazione (citochine e chemochine) e comporta quindi il crearsi di uno stato infiammatorio cronico sia locale che sistemico che rende più difficile all’organismo la gestione di tutte le funzioni e tra queste quelle di difesa nei confronti dei batteri patogeni quali, ad esempio, quelli della malattia parodontale. (vedi uso dei probiotici)
In questa ottica naturale anti-infiammatoria sarà oltremodo importante decidere di intraprendere e mantenere nel tempo stili di vita dimostratamente più salutari evitando la sedentarietà ed il sovrappeso, riducendo lo stress, abolendo il fumo.
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La patologia della Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) si presenta tipicamente con una triade di sintomi che sono: dolore articolare spontaneo o provocato dalla masticazione, rumori articolari sotto forma di crepitii o schiocchi, limitazioni funzionali masticatorie, deglutitorie, fonatorie.
La presenza di questo quadro clinico depone per il fatto che, a livello di tale articolazione, si sono già verificati degli adattamenti strutturali (modifiche adattative) da parte di elementi anatomici propri della articolazione. Infatti il disco (menisco) articolare, spostato dalla sua naturale posizione, rappresenta un ostacolo per le superfici articolari che di conseguenza vanno così incontro ad usura. Ecco semplicemente spiegati i sintomi di rumore, di dolore e di limitazione funzionale.
Ciò che è importante sottolineare è che, tale patologia articolare, non è mai un evento improvviso, casuale, inspiegabile ma sempre la conseguenza prevedibile di un lungo percorso disfunzionale a carico dell’apparato masticatorio.
Per tale motivo è molto importante intervenire per tempo correggendo tali disfunzioni spesso presenti clinicamente in maniera sfumata, piuttosto che curare successivamente patologie ormai non più soddisfacentemente correggibili.
Le problematiche ATM così come quelle che possono coinvolgere qualsiasi articolazione del corpo umano sono quasi sempre conseguenza di fenomeni di sovraccarico funzionale. Così come esiste il gomito del tennista piuttosto che il ginocchio del maratoneta avremo la ATM del masticatore.
Anche in questo caso l’articolazione sarà la vittima predestinata di muscoli che funzionano disassati ed in maniera eccessiva.
Anche in questo caso dovremo porre attenzione ai diversi fattori che hanno favorito tale alterazione muscolare e quindi hanno favorito l’insorgenza di tale fenomeno disfunzionale.
Certo non la racchetta, le scarpette, il modo di correre o di portare la volè, ma è importante valutare se ci sono tutti i denti, se sono correttamente allineati, se sono in corretto rapporto con lo scheletro craniale e con le altre strutture del collo, se hanno subito dei traumi anche piccoli e di vecchia data o se sono sottoposti a condizioni di funzionamento eccessivo come nel digrignamento notturno o nel serramento diurno situazioni queste, strettamente legate anche allo stress.
Da ultimo, ma non poichè ultimo, è necessario capire se, nel definire l’insorgenza di tale disfunzione, abbiano giocato un ruolo importante anche fattori così detti sistemici. Al di là di specifici aspetti genetico ereditari, l’attenzione va posta sugli stili di vita seguiti dal paziente.
Sul tipo di alimentazione seguita, che se eccessivamente sbilanciata verso determinate sostanze, può favorire una acidosi dei connettivi e quindi mettere in crisi la funzionalità dei muscoli e delle superfici articolari. Sulla presenza di una sana ed equilibrata attività fisica che non sia poca né troppa ma sufficiente a mantenere tonica la struttura ed equilibrato il rapporto tra psiche e soma. Che il soggetto, nella sua quotidianità, non sia sottoposto ad eccessivi carichi stressogeni e che conduca una vita adeguata alle sue potenzialità, coltivando le stesse verso una crescita personale progressiva che tenda a trasformare i rapporti con l’ambiente in una sfida propositiva piuttosto che in un incubo anticamera di ansia e depressione, situazioni queste che modificano sensibilmente le soglie del dolore percepito. Altro fattore da controllare è la presenza di sovrappeso, condizione questa spesso correlata ad altre alterazioni sistemiche chimico-metaboliche, capaci di favorire il quadro disfunzionale indagato. Ed ancora consigliare assolutamente l’eliminazione del fumo e la moderazione di sostanze voluttuarie che se, da un certo punto di vista e fino ad un certo livello, possono essere di aiuto quando in eccesso divengono, per motivi diversi, situazioni controproducenti.
Ciò detto, nel momento in cui si dovesse manifestare un evento acuto di disfunzione della ATM con dolore e limitazione funzionale, detta articolazione andrebbe messa immediatamente a riposo e riequilibrata consigliando al paziente:
- l’utilizzo di un bite personalizzato (vedi fast bite)
- interventi di fisioterapia mirati al riequilibrio della muscolatura masticatoria e del collo (vedi BMA)
- impacchi freddi o caldo-umidi a seconda dei casi
- mantenere per alcuni giorni una dieta semi-solida
- modificare il profilo della propria dieta riducendo l’apporto di proteine e di carboidrati raffinati
- ridurre lo stress con riposo notturno adeguato e blanda ma costante attività fisica
- eventualmente somministrare una omeo mesoterapia locale antinfiammatoria
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- Scritto da Roberto Pietro Stefani
Le nuove frontiere terapeutiche, verso cui punta l’attuale medicina convenzionale, sono rappresentate dal recupero sia da un punto di vista preventivo sia da un punto di vista curativo dei benefici apportati dall’utilizzo di terapie alternative e di sani stili di vita.
La recente ricerca biomolecolare ha permesso infatti di evidenziare l’esistenza nel corpo umano di una rete informazionale diffusa attraverso la quale transitano innumerevoli tipi di mediatori chimici e fisici in grado di veicolare in modo immediato informazioni che integrate tra loro regolano nel bene e nel male quindi in salute e in malattia la vita dell’uomo.
La tendenza della moderna medicina di indagare il sempre più piccolo esasperando in maniera specialistica le diverse competenze e isolando tra loro i diversi distretti funzionali, si scontra oggi con un recupero, biomolecolarmente dimostrato, dell’importanza dei valori rappresentati dall’equilibrio del tutto quindi dell’uomo e del su ambiente nel quale egli vive e con cui si compenetra.
Tale recupero porta verso quella che l’OMS ha chiamato la medicina integrata. Approcci medici così detti alternativi o tradizionali prevalentemente impostati sulla regolazione del tutto divengono complementari alla medicina convenzionale specialistica.
Una delle evidenze più significative emerse in questi ultimi anni è che le malattie, anche le più estrema e mortali, non sono più da considerare come eventi isolati e inaspettati ma rappresentano il momento finale di un lungo percorso di compromissione funzionale generale del sistema caratterizzato da un progressivo peggioramento dello stato infiammatorio sistemico.
La così detta infiammazione silente, poiché asintomatica, detta anche infiammazione di basso livello, sembra essere la causa prima del lungo evolvere verso patologie ben più organizzate e pericolose come il diabete, la malattia cardiovascolare che porta ad ictus ed infarto, le malattie autoimmuni o quelle degenerative del cervello come l’Alzhaimer, dei connettivi e anche diversi tipi di tumore.
In questo senso vanno pertanto riviste e va ridato un peso patognomonico diverso a tutte quelle patologie sfumate e periferiche che si pensava fossero soltanto degli eventi locali di modesto interesse. In particolare la malattia parodontale, malattia infiammatoria di gengive e di parodonto dentale, rappresenta uno dei tanti eventi su base infiammatoria che contribuiscono ad alimentare ed innalzare il livello di infiammazione sistemica silente.
La malattia parodontale è una malattia molto diffusa nella popolazione alla quale però, gli stessi odontoiatri non danno il giusto valore di pericolosità, limitandosi a trattarla solo ed esclusivamente da un punto di vista locale.
Sicuramente tale tipo d trattamento è assolutamente necessario ed insostituibile ma all’interno di una odontoiatria divenuta integrata altre forme di terapia possono divenire utili.
In particolare nella mia esperienza, considerando che la gengiva ed il parodonto sono struttue del sistema digestivo, e conoscendo quali sono le conseguenze sistemiche di un apparto digerente che non funziona bene, mi sono posto il problema se alla base della infiammazione orale, così come alla base della infiammazione intestinale, ci potesse essere uno squilibrio della flora batterica quindi un difetto di presenza dei batteri probiotici.
Ho pertanto utilizzato i prodotti normalmente in uso per le terapie intestinali adattandoli ad un uso orale e localizzato ed i risultati di questo metodo artigianale si sono subito dimostrati efficaci. I probiotici somministrati localmente abbassavano significativamente i livelli di infiammazione soprattutto riequilibrando in maniera rapida il sistema della nocicezione (del dolore) facendo quindi scomparire il dolore al sondaggio delle tasche segno evidente di un avanzato livello infiammatorio dei tessuti coinvolti.
L’utilizzo di tale tipo di intervento, abbinato sempre a quelli tradizionali da tutti riconosciuti come validi ed indispensabili, ha permesso assieme ad altre considerazioni di fondo sullo stile di vita da mantenere da parte del paziente, di migliorare significativamente e stabilmente la problematica parodontale affrontata.
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Il dolore muscolare proprio dei pazienti con disfunzioni dell’apparato masticatorio è conseguente al super-lavoro che questi muscoli debbono compiere per mantenere la mandibola in una condizione posturale corretta che le permetta di svolgere in maniera sicura e ripetitiva le innumerevoli funzioni che essa deve compire continuamente quali masticare, deglutire, parlare ma anche respirare e partecipare alla mimica facciale.
Muscoli che lavorano disassati prima o dopo divengono sede di dolori anche intensi e producono limitazioni funzionali che condizionano fortemente la vita di relazione del soggetto coinvolto e spesso rappresentano una importante con-causa per problemi posturali diversi che coinvolgono altre parti e altri distretti funzionali del corpo.
In Odontoiatria il metodo più semplice per interrompere tale circolo vizioso e dare sollievo alle sofferenze riferite dal paziente è l’utilizzo di un bite o placca di svincolo occlusale.
Si tratta di un apparecchio di resina costruito in laboratorio sulla base delle impronte occlusali rilevate dal dentista alla poltrona. Tale strumento mantenendo un certo spazio tra le arcate dentali e permettendo il loro a contatto solamente in una nuova condizione controllata e riequilibrata permetterà di recuperare la funzione muscolare compromessa risolvendo il dolore che la caratterizzava.
Tale risultato, all’apparenza molto semplice da realizzare, al punto tale che il mercato della salute mette a disposizione dei pazienti, dei bite standard venduti in farmacia, non è così semplice da realizzare e se non adeguatamente controllato e seguito può essere a sua volta fonte di problemi e di peggioramenti del quadro clinico.
La condizione che sconsiglia l’utilizzo di tali bite standard di farmacia è che ogni problema muscolare ha le sue cause ed anche se alcune di queste sono statisticamente più frequenti ciò non significa che tutti i casi possano essere trattati alla stessa maniera.
Il bite va personalizzato. Va trasformato in quello specifico strumento il solo in grado di correggere quello specifico problema. Tale intevento si chiama funzionalizzazione.
Il fast-bite, un bite da me ideato, per come viene costruito dal laboratorio, permette una rapida e precisa funzionalizzazione nella bocca del paziente. Tale personalizzazione trasforma così un pezzo di resina standard nello strumento terapeutico specifico di cui ha bisogno il paziente.
La funzionalizzazione rappresenta pertanto la chiave di volta della guarigione, l’intervento specialistico che solo un esperto può realizzare. In particolare la metodica utilizzata nella realizzazione del fast bite rende tale procedimento efficace ed efficiente in non più di 30 minuti e per tale motivo il fast bite diventa uno strumento oltrechè affidabile anche economico.
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Le disfunzioni dell’apparato masticatorio sono dei quadri clinici caratterizzati da limitazioni funzionali masticatorie, dolori e rumori alla articolazione temporo mandibolare posta al davanti del padiglione auricolare. Si tratta di patologie dovute al sommarsi nel tempo di più fattori causali e tra questi importanza fondamentale rivestono situazioni quali: la perdita ed il disallineamento dei denti, la storia di traumi facciali o al capo, le abitudini funzionali scorrette come il digrignamento dentale notturno e il serramento diurno, lo stress, e gli stili di vita inadeguati.
Tali disfunzioni si manifestano spesso con sintomi e segni subdoli che in prima battuta non fanno pensare al coinvolgimento dell’apparato masticatorio, e tra questi ricordiamo la cefalea o la cervicalgia, piuttosto che gli acufeni o le sensazioni di orecchio ovattato e ancora un senso di instabilità posturale non di vera e propria vertigine con dolori alle gambe o alla colonna vertebrale.
Si tratta infatti di quadri clinici diversi in cui il difetto funzionale che ne sta alla base può essere limitato a livello masticatorio DTM (Disturbi Temporo Mandibolari) estendersi ai territori vicini coinvolgendo la parte alta del corpo quindi il collo e la testa DCCM(Disturbi Cranio Cervico Mandibolari) ed in alcuni casi, non proprio così rari, coinvolgere l’intera postura e quindi territori anche molto distanti ed apparentemente scollegati dall’apparato masticatorio.
Spesso sono proprio i dolori cronici persistenti che non trovano soluzione, poiché recidivano nel tempo, a far pensare che la causa del problema possa essere legata ad un disequilibrio della postura quale conseguenza di fattori destabilizzanti diversi tra i quali spicca spesso un disequilibrio dell’apparato masticatorio.
La diagnosi di tali problemi di salute richiede una certa esperienza poiché basata fondamentalmente su di una minuziosa raccolta dati (anamnesi) ed un attento esame fisico delle funzioni coinvolte (esame obiettivo), non esistono infatti esami strumentali in grado di certificare tale problema e pertanto tutto dipende dall’esperienza dell’operatore.
Anche la terapia rappresenta un momento delicato in quanto l’inesperienza spesso conduce verso trattamenti sbagliati o eccessivi (overtreatment) che spesso, in patologie di sommazione come queste, anziché dare beneficio producono danno aggiuntivo.
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BMA è un acronimo che sta a ricordare un tipo di trattamento del dolore muscolare basato sul Bilanciamento Muscolare in Allungamento.
Il dolore muscolare è una delle principali e più diffuse cause di dolore. Spesso l’incapacità di risolvere problemi dolorosi sta proprio nel non identificare fin da subito la corretta sede dello stesso che molto spesso è proprio il muscolo.
Il muscolo è una struttura estremamente utilizzata in tutti i gesti della nostra vita sia quando ci muoviamo sia quando stiamo fermi ed il suo mal-funzionamento non dipende soltanto, come molti possono pensare, a situazioni bio-meccaniche alterate, ma anche a condizioni chimico-metaboliche disequilibrate e soprattutto a stati psico-emozionali inadeguati al confronto con l’ambiente.
Le conseguenze di tali situazioni, che spesso si sommano tra loro, è il progressivo accorciamento del o dei muscoli coinvolti. Tale accorciamento si accompagna ad una perdita di elasticità del muscolo e a delle modifiche strutturali dei connettivi fasciali che lo avvolgono. Si creano pertanto delle condizioni funzionali tali per cui le inserzioni ossee di tali muscoli vengono sollecitate in maniera inadeguata ed eccessiva producendo così dei micro-danni al loro livello.
L’importanza delle entesi, così si chiamano queste inserzioni ossee, è fondamentale nel regolare, ammortizzare e preservare la funzione delle fibre muscolari ad esse connesse e la loro incapacità funzionale, conseguente alle lesioni subite, comprometterà sempre di più la funzionalità del muscolo stesso.
Ecco quindi apparire il dolore, talvolta provocato dal movimento, talvolta dalla palpazione spesso spontaneo, fastidioso, intenso e persistente.
Per cercare di lenire e risolvere tale problema tra le tante tecniche utilizzabili c’è anche il BMA una metodica semplice ed efficace frutto della mia esperienza e sintesi delle diverse metodiche terapeutiche che ho imparato ad apprezzare ed utilizzare nei miei lungi anni di studio.
Nel BMA il dolore si annulla attraverso l’allungamento del muscolo accorciato sia intervenendo con una digito-pressione sulle sue entesi sia praticando su di esso delle manovre di stretching (allungamento) così dette implementari vale a dire degli allungamenti in progressione delle fibre muscolari, intercalati da momenti in cui altre manovre, attraverso dei riflessi neurologici controllati, contribuiscono ad allungare ulteriormente il muscolo stesso.
Una metodica semplice, rapida e no pericolosa se attentamente eseguita che può essere applicata a qualsiasi muscolo doloroso in qualsiasi distretto corporeo quindi anche a livello della bocca e dei muscoli masticatori.