Le nuove frontiere terapeutiche, verso cui punta l’attuale medicina convenzionale, sono rappresentate dal recupero sia da un punto di vista preventivo sia da un punto di vista curativo dei benefici apportati dall’utilizzo di terapie alternative e di sani stili di vita.
La recente ricerca biomolecolare ha permesso infatti di evidenziare l’esistenza nel corpo umano di una rete informazionale diffusa attraverso la quale transitano innumerevoli tipi di mediatori chimici e fisici in grado di veicolare in modo immediato informazioni che integrate tra loro regolano nel bene e nel male quindi in salute e in malattia la vita dell’uomo.
La tendenza della moderna medicina di indagare il sempre più piccolo esasperando in maniera specialistica le diverse competenze e isolando tra loro i diversi distretti funzionali, si scontra oggi con un recupero, biomolecolarmente dimostrato, dell’importanza dei valori rappresentati dall’equilibrio del tutto quindi dell’uomo e del su ambiente nel quale egli vive e con cui si compenetra.
Tale recupero porta verso quella che l’OMS ha chiamato la medicina integrata. Approcci medici così detti alternativi o tradizionali prevalentemente impostati sulla regolazione del tutto divengono complementari alla medicina convenzionale specialistica.
Una delle evidenze più significative emerse in questi ultimi anni è che le malattie, anche le più estrema e mortali, non sono più da considerare come eventi isolati e inaspettati ma rappresentano il momento finale di un lungo percorso di compromissione funzionale generale del sistema caratterizzato da un progressivo peggioramento dello stato infiammatorio sistemico.
La così detta infiammazione silente, poiché asintomatica, detta anche infiammazione di basso livello, sembra essere la causa prima del lungo evolvere verso patologie ben più organizzate e pericolose come il diabete, la malattia cardiovascolare che porta ad ictus ed infarto, le malattie autoimmuni o quelle degenerative del cervello come l’Alzhaimer, dei connettivi e anche diversi tipi di tumore.
In questo senso vanno pertanto riviste e va ridato un peso patognomonico diverso a tutte quelle patologie sfumate e periferiche che si pensava fossero soltanto degli eventi locali di modesto interesse. In particolare la malattia parodontale, malattia infiammatoria di gengive e di parodonto dentale, rappresenta uno dei tanti eventi su base infiammatoria che contribuiscono ad alimentare ed innalzare il livello di infiammazione sistemica silente.
La malattia parodontale è una malattia molto diffusa nella popolazione alla quale però, gli stessi odontoiatri non danno il giusto valore di pericolosità, limitandosi a trattarla solo ed esclusivamente da un punto di vista locale.
Sicuramente tale tipo d trattamento è assolutamente necessario ed insostituibile ma all’interno di una odontoiatria divenuta integrata altre forme di terapia possono divenire utili.
In particolare nella mia esperienza, considerando che la gengiva ed il parodonto sono struttue del sistema digestivo, e conoscendo quali sono le conseguenze sistemiche di un apparto digerente che non funziona bene, mi sono posto il problema se alla base della infiammazione orale, così come alla base della infiammazione intestinale, ci potesse essere uno squilibrio della flora batterica quindi un difetto di presenza dei batteri probiotici.
Ho pertanto utilizzato i prodotti normalmente in uso per le terapie intestinali adattandoli ad un uso orale e localizzato ed i risultati di questo metodo artigianale si sono subito dimostrati efficaci. I probiotici somministrati localmente abbassavano significativamente i livelli di infiammazione soprattutto riequilibrando in maniera rapida il sistema della nocicezione (del dolore) facendo quindi scomparire il dolore al sondaggio delle tasche segno evidente di un avanzato livello infiammatorio dei tessuti coinvolti.
L’utilizzo di tale tipo di intervento, abbinato sempre a quelli tradizionali da tutti riconosciuti come validi ed indispensabili, ha permesso assieme ad altre considerazioni di fondo sullo stile di vita da mantenere da parte del paziente, di migliorare significativamente e stabilmente la problematica parodontale affrontata.