Si tratta di situazioni infiammatorie variamente localizzate, spesso povere di segni e di sintomi quindi definibili come silenti. Sono frequenti nella gran parte della popolazione e per quanto detto non vanno assolutamente sottovalutate. Esse, molto spesso, trovano la loro origine negli stili di vita errati intrapresi e per tale motivo possono sono facilmente intercettate e risolte.
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- Scritto da Roberta Oretti
L’artrosi è una infiammazione cronica degenerativa che colpisce le articolazioni e che si manifesta con dolore spontaneo o provocato, con la diminuzione della mobilità articolare, con l’irrigidimento della articolazione, e tutto ciò si evidenzia soprattutto al mattino appena svegli.
Da un punto di vista statistico le localizzazioni più frequenti sono la colonna vertebrale nel suo tratto cervicale, le ginocchia, le anche, le articolazioni delle mani e dei piedi. Ognuna di queste sedi presenta specifiche problematiche e complicanze che le caratterizzano.
Molti di noi si chiedono: perché l’artrosi è una malattia così frequente nei soggetti anziani? Sicuramente c’è uno stretto rapporto tra lo sviluppo dell’artrosi e l’avanzare dell’età, ma l’età rappresenta un co-fattore che aumenta il rischio non la causa diretta dell’artrosi, ed a tale proposito ricordiamo come dalle analisi istologiche delle articolazioni colpite da artrosi si sono trovate delle differenze di composizione significative tra una articolazione artrosica ed una senile.
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- Scritto da Roberto Pietro Stefani
La malattia parodontale è una patologia infiammatoria cronico distruttiva dei tessuti di sostegno dei denti chiamati appunto tessuti parodontali.
Si tratta della causa più comune che porta alla perdita dei denti attraverso una lenta distruzione dell’osso di sostegno degli stessi e delle altre strutture che lo rivestono.
È una malattia estremamente diffusa tra la popolazione che si presenta con quadri clinici diversi e diversamente coinvolgenti le suddette strutture.
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- Scritto da Tiziana Galante
Il dolore, in particolare quello acuto, ha il fine di eliminare ciò che l’ha causato per evitare ulteriori danni al corpo umano o all’organo interessato. Il dolore cronico invece, ha perso questo significato finalistico e diventa negativo nei confronti della vita di chi ne soffre e l’approccio medico volto solo al corpo diventa, soprattutto in questo caso, insufficiente ad affrontare la complessa rete in cui paziente e medico si trovano intrappolati.
Le ricerche attuali sono indirizzate verso una interpretazione cognitivo-comportamentale del processo di mantenimento del dolore. Ogni individuo impara a conoscere il dolore attraverso traumi o ferite legate ad esperienze della prima infanzia, come un’esperienza spiacevole, soggettiva, sensoriale ed emotiva, pertanto il dolore rappresenta un qualcosa di più complesso rispetto alla cosiddetta “nocicezione” (percezione del dolore e degli eventi negativi ad esso legati).