Indifferentemente dal tipo di cura che deciderete di intraprendere, ci sono quattro indicazioni importanti da seguire:
1) RIDURRE IL SOVRAPPESO
Un buon inizio è sicuramente ridurre il sovrappeso, soprattutto per salvaguardare la colonna e gli arti inferiori, perché l’alto carico sulle articolazioni favorisce lo sviluppo dell’artrosi. Ma ridurre il peso non è sempre facile, in particolare dopo la menopausa, per cui è meglio farsi seguire e sostenere da un professionista esperto, che dovrà anche valutare se ci sono delle altre problematiche associate (ad esempio, anche se non è il diretto responsabile, l’ipotiroidismo può contribuire al sovrappeso). Spesso non è solo la quantità di cibo ingerito il problema, ma cosa si mangia e come e quando. Ad esempio la cena non dovrebbe mai essere abbondante, né consumata troppo tardi perchè il corpo in quel momento non ha bisogno di energie, che quindi non consumate, aumentano i depositi di grasso; inoltre alla notte l’organismo dovrebbe riposare per poter rigenerarsi e ricaricarsi, cosa che è difficile se è impegnato a digerire una cena abbondante o troppo ricca.
Il sovrappeso, soprattutto se c’è una vera e propria obesità, rende più difficile l’attività motoria e la sedentarietà aggrava l’artrosi, con aumento del dolore e ulteriore ostacolo all’attività, e quindi con l’instaurarsi di un circolo vizioso.
2) IL RIPOSO, TUTORI E AUSILI
Durante il giorno è importante far riposare le articolazioni, ad esempio per le problematiche delle ginocchia e delle anche, distendendosi a metà giornata, in modo da ridurre il carico e permettere la reidratazione delle cartilagini. Per scaricare le articolazioni è anche possibile usare un tutore o un ausilio.
Se il dolore è importante o c’è bisogno di mantenere a riposo una certa articolazione, è possibile usare un tutore, che si può trovare già predisposto o può essere confezionato su misura, in vari tipi di materiale. Ad esempio per la rizoatrosi si possono usare dei tutori che limitano i movimenti del pollice durante le attività, con riduzione del dolore e possibilità di eseguire attività della vita quotidiana che altrimenti sarebbero molto difficoltose. Per l’artrosi del ginocchio avanzata si possono usare le ginocchiere articolate che limitano i movimenti non naturali del ginocchio e danno un po’ di sollievo all’articolazione; è da ricordare però che se portati a lungo indeboliscono la muscolatura e quindi possono peggiorare la situazione. Lo stesso discorso è valido per i corsetti e busti ortopedici, dovrebbero essere usati solo al bisogno e per brevi periodi, altrimenti portano ad aumento della rigidità della colonna e aggravano la debolezza muscolare. I tutori e corsetti vanno prescritti dal medico e acquistati in un negozio di presidi sanitari, oppure costruiti su misura da un tecnico ortopedico o da un terapista occupazionale o fisioterapista.
Chi ha problemi alle anche o alle ginocchia deve inoltre evitare di sedersi su sedie troppo basse o poltrone troppo morbide, così se il WC in casa è troppo basso rispetto all’altezza della persona, si può usare un rialzo per il WC acquistabile nei negozi che vendono accessori per il bagno o presidi sanitari.
Se la deambulazione è diventata dolorosa ed è sempre più difficile, è fortemente consigliato l’uso di ausili, quali il bastone, le stampelle o nei casi più avanzati, il deambulatore. Purtroppo molte persone, soprattutto di una certa età, provano vergogna ad usare questi utili ausili quando devono uscire da casa, e così si sforzano di camminare in strada, con dolore, rischio di cadute e oltretutto aggravando sempre più la situazione, oppure finendo per non uscire più di casa. In questi casi vanno sostenute psicologicamente e possibilmente aiutate da un fisioterapista ad usare in modo corretto gli ausili.
3) L’ATTIVITA’ MOTORIA
Se da un lato un’attività troppo intensa è dannosa per le articolazioni, l’immobilizzazione aggrava l’artrosi: la cartilagine articolare tende ad atrofizzarsi, la muscolatura va incontro ad ipotrofia (cioè diminuisce di volume con perdita di forza) e ne risentono anche tendini e legamenti. Si è concordi quindi nel consigliare un’attività fisica moderata e continuativa, perchè utile a mantenere lo stato di nutrizione e la lubrificazione articolare, il trofismo e la forza muscolare, e la mobilità delle articolazioni.
E’ importante, quando si fanno degli esercizi, eseguirli lentamente, con cura, dolcemente. L’ideale è seguire qualche corso di gruppo o delle sedute individuali, in cui un operatore esperto, valuta quali siano gli esercizi migliori per la persona e verifichi che l’esecuzione sia corretta. Fermo restando questo discorso, di seguito vengono date alcune indicazioni per degli esercizi semplici per mantenere la mobilità.
Per vincere la rigidità mattutina, in particolare per gli arti inferiori, ed iniziare bene la giornata, prima di alzarsi mentre si è ancora a letto, si possono fare dei semplici esercizi per aiutare le articolazioni. Si può cominciare da distesi, facendo dei piccoli movimenti con le dita dei piedi e poi delle rotazioni con le caviglie, quindi, facendo strisciare il piede sul letto, senza sforzare, si può cercare di portare il ginocchio verso il petto, una gamba alla volta, alternando le due gambe. Sempre con la gamba flessa, si può prendere il ginocchio e si possono eseguire delle piccoli rotazioni, per mobilizzare l’anca.
Per combattere la rigidità e il dolore del collo, da seduti, si cerca di allineare correttamente il capo, ad esempio immaginando di avere un filo al centro sopra la testa, che ci tira verso l’alto sostenendoci, il mento non va alzato in avanti, ma dovrebbe essere portato all’indietro senza abbassarlo, le spalle vanno rilasciate. In questa posizione si fanno alcuni respiri tranquilli, concentrandosi soprattutto sull’espirazione, quindi prima di cominciare a fare dei movimenti con il collo, lo si può preparare iniziando a fare dei movimenti con gli occhi: senza muovere la testa, si può portare lo sguardo a destra e sinistra, in alto e in basso e si possono fare dei piccoli cerchi con gli occhi in senso orario e antiorario, il tutto dolcemente. Poi, sempre senza forzare, si può girare la testa verso destra e sinistra; si può cercare di inclinarla di lato, come a voler toccare con le orecchie le spalle, senza però alzarle, e si può mobilizzare ulteriormente il collo, cercando di fare dei piccoli cerchi con la punta del naso, sempre dolcemente e senza forzare. Ogni esercizio va fatto dalle tre alle cinque volte e quindi si passa a quello successivo.
Per rimettere in moto le mani irrigidite al mattino, si possono fare degli esercizi tenendole immerse nell’acqua tiepida, iniziando con piccoli movimenti che gradualmente possono aumentare di ampiezza e ci si può aiutare delicatamente con l’altra mano.
4) L’ALIMENTAZIONE
E’ da prediligere una dieta alcalinizzante e vanno evitati, perchè producono un eccesso di scorie acide, lo zucchero, in particolare quello raffinato bianco e i prodotti che lo contengono come dolci e bibite, alcolici e caffè, pane e pasta raffinati, da preferire quelli integrali, stando attenti se è presente un’intolleranza al glutine o anche al solo frumento, non bisogna eccedere con le carni e vanno evitati gli insaccati e la carne conservata, da evitare i prodotti ricchi di grassi e i fritti che sono dannosi e pro-infiammatori, i formaggi stagionati soprattutto di mucca, da preferire quelli freschi di capra e pecora. Va privilegiata una dieta ricca di verdure e frutta, da assumerne almeno in cinque porzioni al giorno, evitando però, soprattutto se si è in fase di infiammazione, le verdure solanacee, quali peperoni, melanzane, pomodori (in particolare se verdi e fuori stagione) e le patate (in particolare se verdi, e mai mangiarne la buccia). Via libera quindi ai cereali integrali, ad esempio il riso anche nelle sue varietà rosso (che ha inoltre un’azione ipocolesterolemizzante) o quello nero, il grano saraceno, l’amaranto, la quinoa e per chi non è intollerante al glutine, anche il farro, l’orzo, l’avena. Da assumere i legumi, tutte le verdure (ad eccezione delle solanacee) ed in particolare le crucifere cioè cavoli, broccoli, verze. Della frutta prediligere i frutti rossi, evitare la frutta acida come le arance o comunque non eccedere nel consumo, mentre è consigliato il limone, che ha un’azione alcalinizzante, in particolare al mattino in un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente, iniziando con poche gocce per arrivare a mezzo limone, prima di colazione o se non tollerato, dopo colazione. Al mattino al posto del latte, può essere assunto il tè verde possibilmente biologico, che ha proprietà antiossidanti.
Da prediligere fra i pesci, quello azzurro non di allevamento, quali gli sgombri, le sarde, sardine e le acciughe (chiamate a Trieste sardoni).
Scegliere comunque se possibile alimenti senza conservanti e additivi (es. glutammati nei dadi da brodo e in altri alimenti, nitrati nelle carni), senza aromi di sintesi, non coltivati in zone inquinate e preferire prodotti provenienti da coltivazione biologica.
FARMACI
I farmaci più usati nel trattamento dell’artrosi sono gli antinfiammatori (detti fans cioè farmaci antinfiammatori non steroidei), perché hanno un buon effetto antidolorifico. Il problema è che, a causa degli effetti collaterali, dovrebbero essere usati solo per periodi brevi, mentre l’artrosi è una patologia cronica e quindi il rischio è di assumerli per periodi lunghi. Fra i diversi effetti collaterali, il più noto è quello lesivo dello stomaco, per cui si è costretti ad associarli con altri farmaci, i protettori gastrici, che però a loro volta, possono dare altri problemi, ma al di là degli effetti collaterali, soprattutto i fans non curano veramente l’artrosi. Ci sono studi infatti che hanno dimostrato che gli antinfiammatori inibiscono la produzione di collagene e quindi della cartilagine, favorendone la sua erosione. Farmaci più potenti dei fans sono i cortisonici, che come i fans devono essere prescritti dal medico, evitando assolutamente il fai da te, ma dati gli importanti e gravi effetti collaterali, nell’artrosi, in particolare per le persone anziane, è preferibile non usarli.
LE CURE NATURALI PER L’ARTROSI
INTEGRATORI
Ci sono prove discordanti o non sufficienti sull’uso dei vari integratori nella cura dell’artrosi ed in particolare della cartilagine (condroprotettori). L’integratore che sembra avere maggiore efficacia, con degli studi documentati, è il solfato di glucosamina, una sostanza naturale che è il precursore dei componenti della cartilagine. Va assunto per lunghi periodi, anche a cicli. Rispetto ad altri integratori quali la condroitina o prodotti con cartilagini di squalo e simili, il solfato di glucosamina è la molecola più piccola e viene assorbita con maggior facilità.
Fra le varie vitamine, le più utili nell’artrosi sono la vitamina C che è essenziale nella produzione della cartilagine e la vitamine E che ha effetti antiossidanti ed è in grado di stimolare la produzione della cartilagine e di inibirne la degradazione. Sono anche importanti la vitamine A ed il gruppo delle vitamine B, oltre a diversi minerali. E’ preferibile assumere le vitamine con la dieta, ma in caso di carenza è necessario integrarle, sotto controllo medico e a cicli, stando attenti ad evitare sovradosaggi che possono essere nocivi.
IMPACCHI, UNGUENTI E CREME
Nell’artrosi cronica bisogna riattivare il microcircolo capillare che si è ridotto, con conseguente ristagno di tossine acide e deficit di ossigeno e nutrienti nei tessuti; a questo scopo si possono utilizzare unguenti e impacchi, quali:
IMPACCO DI ZENZERO: sulla parte da trattare si può appoggiare una pezza di cotone imbevuta in un infuso caldo di zenzero (due cucchiai colmi in mezzo litro d’acqua bollente), oppure si può usare lo zenzero fresco grattugiato o la polvere impastati con crema fluida, quindi coprire con un panno di lana o una borsa d’acqua calda.
UNGUENTI A BASE DI ZENZERO e CAPSICO o ROSMARINO E GINEPRO: in commercio si possono trovare questi prodotti, da spalmare con un massaggio delicato, due o tre volte al giorno.
OLI ESSENZIALI (O.E.): gli oli essenziali vanno usati con parsimonia (poche gocce) e preferibilmente diluiti in una base, quale ad esempio dell’olio da massaggio. Per l’artrosi possono essere usati in associazione l’olio essenziale di timo, zenzero, rosmarino, pino e lavanda. Nei dolori cronici una volta alla settimana può essere di giovamento un bagno in vasca d’acqua calda (circa 40°) in cui si sono aggiunti 2-3 cucchiai di bicarbonato, 1 kg di sale marino integrale e miscelate, in un po’ di panna da cucina, 20 gocce di O.E. di timo, 20 gocce di rosmarino e 20 gocce di pino.
FITOTERAPIA
I fitoterapici sono dei preparati a base di piante medicinali, che possono essere di valido aiuto nella cura dell’artrosi. Ci sono diversi studi che ne hanno dimostrato l’efficacia (Evidence Based Medicine), in particolare per l’azione antinfiammatoria. E’ da ricordare che i fitoterapici, pur essendo una buona alternativa ai farmaci tradizionali, proprio perché contengono dei principi attivi con effetti farmacologici, possono presentare alcune controindicazioni, per cui si consiglia sempre di rivolersi ad un medico esperto, evitando il fai da te. E’ inoltre raccomandato l’uso di fitoterapici di alta qualità, in cui vengano impiegate le giuste concentrazioni, e magari prodotti da ditte dedicate a questo tipo di preparati.
Tenendo conto di queste indicazioni, fra i diversi fitoterapici che si impiegano nell’artrosi vanno sicuramente ricordati l’Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens), che secondo l’EBM è attivo nelle forme croniche degenerative dell’osteoartrosi, con poco effetto però nelle forme acute. E’ controindicato se si soffre di ulcera gastrica o duodenale e può interagire con gli anticoagulanti e altri farmaci. L’artiglio del diavolo può essere anche usato in associazione con l’Olmaria (Filipendula ulmaria) che contiene salicilati, e ha un’azione antipiretica, antalgica, antinfiammatoria, e che per tale motivo viene anche chiamata “aspirina vegetale”. Un altro fitoterapico molto impiegato è la Boswellia o incenso indiano (Boswellia serrata) che, secondo diversi studi clinici, per la sua azione antinfiammatoria, è indicata nell’artrosi, artrite reumatoide, rettocolite ulcerosa, bronchite asmatica.
Nelle fasi di riacutizzazioni si può impiegare il Salice (Salix alba), fra i cui principi attivi ci sono i glicosidi saliciliati, quali la salicina, salicortina e altri che sono dei profarmaci, trasformati dalla flora intestinale e poi ossidati nel sangue e nel fegato in acido salicilico (l’aspirina naturale). Le azioni sono di tipo antinfiammatoria, contro la febbre, anticoagulante e le indicazioni EBM riguardano la lombalgia, l’osteoartrite, la cefalea. Ad azione antinfiammatoria è anche il Ribes nero (Ribes nigrum) che ha un effetto similcortisonico, anche se ovviamente non così potente.
Molto impiegata è la Curcuma, sempre in associazione con il pepe per renderla assimilabile, con effetto antiossidante e protettivo sulle articolazioni.
OMEOPATIA
L’omeopatia non può rigenerare una cartilagine distrutta, ma può ridurre la sintomatologia dolorosa e contrastarla. Come in ogni affezione cronica, il trattamento omeopatico comporterà rimedi sintomatici, cioè ad azione locale, superficiale o breve, e rimedi di fondo, ad azione molto più profonda sul terreno (cioè specifici per la singola persona), per questo tipi di rimedi si consiglia di rivolgersi ad un medico omeopata esperto.
La decisione sul tipo di rimedio sintomatico può essere fatta in base al tessuto colpito (es. tendini) o alle diverse localizzazioni articolari, ma ci sono dei rimedi che si scelgono in base alla specifica modalità dei dolori articolari in funzione essenzialmente del movimento/riposo e del calore/freddo.
Fra i rimedi sintomatici, quando è presente un dolore che si aggrava con l’immobilità e il freddo umido, ed è accompagnato da rigidità dolorosa all’inizio dei movimenti e che migliora invece con il movimento progressivo e con il caldo e secco, si può assumere Rhus Toxicodendron che è indicato proprio per le manifestazioni reumatiche con rigidità dolorosa e nella lombalgia da sforzo. Per i dolori articolari provocati e mantenuti dal freddo umido, aggravati dall’immobilità, con possibile alternanza con tra disturbi reumatici e diarrea, si può impiegare la Dulcamara. Per il dolore invece che si aggrava con il minimo movimento e migliora con immobilità assoluta, la pressione forte, il calore locale ma in un ambiente fresco, si può usare la Bryonia, che è il tipico rimedio delle membrane sinoviali articolari, con l’articolazione che diventa rossa, calda, edematosa, molto sensibile al tatto e allo sfioramento, con dolori acuti, pungenti, accompagnati da sensazione di sete, secchezza delle mucose ed essudazione delle sierose. Può essere associata ad altre cure anche nelle sindromi influenzali con sete intensa, tosse e artralgie aggravate dal movimento o nell’artrite acuta con versamento articolare.
Per l’artrosi che presenta rigidità dolorosa al mattino, miglioramento durante la giornata e peggioramento alla sera, con possibile versamento sinoviale, si possono associare: Rhus al mattino e Bryonia alla sera.
Da ricordare anche Apis mellifica nella reazione essudativa delle membrane sierose, quando l’articolazione edematosa è accompagnata da dolori acuti, pungenti, trafittivi e brucianti (che ricordano un po’ la puntura d’ape), il dolore aumenta con il tatto e la pressione sulla parte, migliora con applicazioni fredde, non c’è senza sensazione di sete. Apis è simile a Bryonia per l’effetto sulle sierose, ma ha una modalità opposta perché Bryonia migliora con calore. E’ possibile prescriverli in alternanza.
MESOTERAPIA
I rimedi omeopatici si possono usare con beneficio, anche in associazione, nella biomesoterapia, per ridurre i dolori localizzati alle articolazioni, quali ad esempio ginocchia, spalle, rachide, dita delle mani e dei piedi. Con piccoli aghi molto sottili, lunghi pochi millimetri, vengono infiltrate le zone dolenti. Il trattamento in genere è eseguito una volta alla settimana e dopo una fase iniziale, ogni due settimane, ma in fase acuta, sono possibili anche due sedute alla settimana. In mani esperte, è una pratica sicura senza effetti secondari, che può dare degli ottimi risultati.