La diagnosi la pone il medico dopo un attento colloquio con il paziente (anamnesi), un’accurata visita (esame obiettivo) e l’eventuale prescrizione di indagini di approfondimento, quali radiografie ed esami ematochimici (per lo più negativi). L’osteoartrosi deve essere distinta da altre patologie reumatiche e soprattutto nella forma secondaria va ricercata con attenzione la causa.
Le radiografie possono mostrare la riduzione dello spazio articolare (i capi ossei sono più vicini), l’aumento di densità dell’osso subcondrale, eventuali formazioni ossee esuberanti, quali osteofiti, oppure erosioni, geodi o cavità pseudocistiche.
Non è raro che nelle radiografie vengano trovare delle lesioni, anche importanti, senza che ci siano sintomi rilevanti, specie a carico della colonna vertebrale. Oppure al contrario, con radiografie senza gravi alterazioni, ci può essere importante dolore e difficoltà nel movimento: in questo caso le strutture interessate potrebbero essere tendini, muscoli, nervi, che sono tessuti che non si riescono a vedere con le radiografie e che eventualmente possono essere indagati con altri metodi, quali ad es. l’ecografia o la risonanza magnetica.
COME SI MANIFESTA L’ARTOSI?
Il dolore, la diminuzione della mobilità articolare e la rigidità, soprattutto al mattino appena svegli, sono i principali sintomi riferiti.
Il dolore all’inizio compare saltuariamente dopo un’attività fisica prolungata. E’ riferito soprattutto di giorno, all’inizio del movimento, si aggrava con il carico (cioè in piedi o sotto sforzo) e migliora con il riposo. E’ accompagnato da una modesta rigidità mattutina che dura in genere meno di 15 minuti e che migliora con il movimento. Dopo un periodo di immobilizzazione prolungata, può comparire anche sensazione di debolezza e cedimento, se sono interessate le anche o le ginocchia.
Se l’artrosi è in una fase d’infiammazione, il dolore cambia un po’ le caratteristiche: insorge prevalentemente di notte, è presente anche a riposo ed è accompagnato da un’importante rigidità mattutina con durata maggiore di un’ora; sono interessati anche i tessuti periarticolari.
Il dolore è dovuto alla stimolazione dei recettori del dolore, detti nocicettori, per uno stress meccanico, tipo compressione o tensione, e per la presenza di sostanze che provocano dolore. I nocicettori sono presenti sulla capsula e legamenti, sull’osso subcondrale (a livello del periostio ed endostio), sulle fasce muscolari e vasi sanguigni. Non sono invece presenti i nocicettori sulla membrana sinoviale, cartilagine articolare, dischi intervertebrali e menischi.
Il dolore quindi può essere dovuto ad origine muscolare, per aumento della pressione a livello dell’osso subcondrale, per stiramento di tendini, legamenti e capsula, per infiammazione sinoviale.
Con il tempo la mobilità articolare diminuisce, quindi i movimenti sono sempre più difficoltosi, possono comparire sensazioni di scroscio e crepitazione, le articolazioni si rigonfiano e vanno incontro a deformazione.
DOVE COLPISCE L’ARTROSI?
A seconda delle sedi colpite possono insorgere specifiche problematiche e complicanze. Le localizzazioni più frequenti sono: il tratto della colonna (o detto anche rachide) vertebrale cervicale e lombare, quindi le ginocchia, le anche, le mani e i piedi.
Rachide vertebrale (spondilo-disco artrosi)
Il tratto più colpito è quello tra la quinta e la sesta vertebra cervicale (C5-C6). Se sono alterati i corpi vertebrali si parla di spondilosi, se sono interessati anche i dischi vertebrali, di spondilo-discoartrosi. Con l’avanzare dell’artrosi può comparire una progressiva rigidità della colonna, con difficoltà a flettersi. Nei casi più avanzati si può andare incontro anche al restringimento (stenosi) del canale midollare, con comparsa, nelle situazioni più gravi, di una patologia che può portare a perdita della forza e sensazione di pesantezza degli arti, con progressiva disabilità, la mielopatia spondilogena cervicale, che può necessitare del neurochirurgo.
Ginocchio (gonartosi)
E’ una delle sedi corporee più colpite perché sostiene la maggior parte del peso corporeo, compare quindi soprattutto nell’obesità o nei casi di artrosi secondaria per un cattivo allineamento dei capi ossei, con deviazione in varismo (gambe a parentesi) o in valgismo (gambe a L).
Il dolore al ginocchio (gonalgia) diventa progressivamente invalidante ed il cammino è sempre più limitato perché la persona cercherà di appoggiare il meno possibile l’arto a terra, con possibile zoppìa per “fuggire” dal dolore (zoppìa di fuga). Si fa fatica a sedersi e ad alzarsi dalla sedia, soprattutto se la seduta è bassa. Il ginocchio va incontro a tumefazione e deformazioni, il movimento dell’articolazione diviene sempre più limitato, con possibile blocco. In caso di lesione dei legamenti, l’articolazione non è più stabile e compaiono movimenti non naturali, ad esempio lateralmente indicati come lassità in varo-vago.
Anca (coxartosi)
Colpisce soprattutto le persone oltre i sessanta anni, ma può insorgere anche prima nelle forme secondarie ad esempio a malformazioni, quali la displasia dell’anca, che è più frequente nelle donne, o per certe attività sportive intense.
Nella coxartrosi compare un dolore progressivo all’anca (coxalgia) e all’inguine, che può irradiarsi alla parte interna della coscia verso il ginocchio. Come per l’artrosi del ginocchio, anche per quella dell’anca, con il tempo il dolore può diventare invalidante, con difficoltà di camminare e possibile zoppìa di fuga. Si riduce anche la mobilità, soprattutto la rotazione interna (che si esegue portando il piede verso l’interno) ma successivamente anche la rotazione esterna, con difficoltà ad indossare le calze.
Mani
Colpisce soprattutto le donne in menopausa e sembra sia correlata a fattori ereditari. L’articolazione più frequentemente colpita è quella alla base del primo dito (pollice) detta articolazione trapezio-metacarpale, che prende il nome di rizoartosi; è presente notevole dolore e difficoltà nell’eseguire le attività che richiedono la funzione di pinza con il pollice (afferrare un oggetto tra il pollice e l’indice. Possono essere colpite anche le articolazioni delle dita, che dolenti, aumentano di volume e diventano nodose per la formazione dei noduli di Heberden, a livello delle articolazioni interfalangee distali (l’articolazione vicina all’unghia), o per la formazione dei noduli di Bouchard, che colpiscono le articolazioni interfalangee prossimali (quelle vicine alle distali). La mobilità diminuisce e le dita diventano rigide.
Piedi
L’artrosi del piede è accompagnata da dolore e deformazioni delle dita che diventano progressivamente sempre più rigide, fino anche a bloccarsi del tutto. Più frequentemente è interessata l’articolazione alla base dell’alluce, detta articolazione metatarso-falangea, con comparsa dell’alluce valgo, ma possono esserci deformazione di tutte le altre dita.